Sotto il periodo natalizio zio Sebastiano in un angolo vuoto della stalla con il nostro aiuto faceva il presepe e lo proteggeva con un grande telo appeso ai chiodi del soffitto affinchè le galline non potessero entrare e buttare all’ aria tutto quanto.
Tutte le statuine erano state intagliate nel legno da lui nei momenti liberi o quando era al pascolo.
La grotta,l’ asino, il bue,la Madonna, S. Giuseppe e tanti altri personaggi, ma in un angolo ce n’ era uno diverso da tutti gli altri, aveva il naso lungo, le orecchie a punta, e il dito nel naso.
"E questo cos’è" Chiesi mentre assieme al nonno e a Giuseppe lo ammiravo abbagliato.
"Ma è un Folletto non vedi?" Rispose come la cosa più naturale del mondo
" Ne parlate spesso ma ci sono veramente?"
e prima che il nonno potesse rispondere Zio esplose :"Certamente!! Io li ho visti, e gli ho parlato!"
" Ma va! E quando?" Chiedemmo curiosi, sempre incantati dai racconti pieni di mistero.
Zio posò il coltello da intaglio nella tasca del gilet e con la sua enfasi corredata da larghi segni con le braccia , torcendo le mani cominciò a raccontare.
"Il sole filtrava tra i rami degli alberi, sdraiato al riparo di una amanite muscaria un folletto era appisolato con un occhio aperto, un altro si specchiava in una pozza d’ acqua facendo le boccacce.
Mi domandavo come fossi finito in quel luogo ma non me lo ricordavo più. Un topo grande come un vitello rosicchiava una noce grande come una zucca, ero perplesso e anche un pò spaventato, attorno a me i folletti continuavano le loro attività senza degnarmi di uno sguardo, gli uccelli cantavano sui rami degli alberi così alti come non ne avevo mai visti. Benchè non fossi mai stato in quel luogo sapevo benissimo dove andare, tra due frassini c’era una quercia dalle radici poderose mi infilai li in mezzo ed entrai nella mia camera.
Il tavolino, la sedia, il letto, il comò, era proprio la mia camera, mi avvicinai alla finestra e spostai le tendine : le galline razolavano per il cortile e il cane era sdraiato al sole.
Mi coricai sul letto cercando di ricordarmi cosa ci facessi in quel luogo.
Mi dava l’ impressione di un sogno perciò balzai dal letto ed uscii: fuori dall’ uscio alcuni folletti passavano trasportando sulle spalle delle noci, un altro seduto su una radice suonava lo scacciapensieri alla maniera dei pecorai.
"Cosa faccio in questo posto?" gli chiesi, lui mi guardò senza smettere di suonare e come se non mi avesse neppure visto si voltò dall’altra parte, cercai di parlare con altri ma nessuno mi diede retta.
Tornai nella mia camera completamente sbalordito, chiusi gli occhi e cercai di dormire sicuro che stavo sognando.
Mi svegliai di sprassalto, seduto vicino al mio letto un folletto con gli occhietti da furetto, le orecchie a punta e il viso rugoso mi guardava incuriosito, spaventato mi sedetti sul letto.
"Spero che tu ti sia trovato bene nel nostro regno" Mi disse intanto che si metteva le dita nel naso.
"Cosa faccio quì?"
"Ma che domanda! Sei seduto sul tuo letto!" e fatta una pallina gli diede una stecca mandandola lontano
"Intendo dire: cosa faccio nel tuo regno".
Si tirò su la camicia e cominciò a grattarsi le pulci alla maniera dei cani.
"Non eri in procinto di abbattere quei frassini vicino la quercia?"
Di colpo mi tornò la memoria: eravamo partiti al mattino presto per abbattere due frassini che crescevano nella " bassa " mi stavo atrezzando quando ero scivolato sul muschio bagnato andando a sbattere il capo a terra.
"Ebbene siccome ci servono per salire al regno del celo abbiamo deciso di fermarti" ora che aveva finito di grattarsi saltò giù dallo sgabello mi prese per mano e mi portò fuori proprio dinnanzi la quercia, un folletto salito in alto racolse alcune piccole ghiande e cominciò a tirarle, fischiava come un merlo e quando io mi voltavo mi colpiva.
"Facciamo un accordo: io ti lascio tornare e tu lasci stare sia frassini che la quercia" Mi propose intanto che saltellava in tondo,"Altrimenti ti teniamo per sempre con noi" e preso un altro folletto sotto il braccio si mise a cantare e ballare attorno ad una pietra al suono dello scacciapensieri
"Anzi ti faccio anche un dono: quando tornerai sarai capace a scolpire il legno alla maniera di quel folletto laggiù... così ti ricorderai del patto". Seduto sotto una felce un folletto con un coltello scolpiva delle statuine copiando suoi compagni.
Ogni tanto ci cascavo: sentivo fischiare, mi voltavo e mi beccavo una ghianda in testa..
"Fammi tornare, parola che lascierò stare i frassini"
"Anche la quercia, anche la quercia"
"Va bene anche la quercia"
Mi svegliai di colpo, Tuo Nonno e Maddalena seduti vicino a me mi stavano
schiaffeggiando
"Ti sei ripreso?"Mi chiesero
" "Quanto tempo è trascorso?"
Stupiti mi risposero :" Ma cinque minuti perchè?"
"Oh! Nulla"
I folletti mi avevano riportato indietro, nel momento in cui ero cascato.
"Padre lasciamo stare i frassini e la quercia, potrebbe portare sfortuna se li abbattiamo"
"Ma sei venuto matto? Cosa farfugli siamo venuti appositamente" Poi vedendo che ero deciso disse :
"Carichiamo le cose sul carro e torniamo a casa, poi mi darai delle spiegazioni".
Intanto che ci accingevamo a tornare a casa sentii un fischio mi voltai di colpo e una ghianda mi colpì in testa mentre una risata canzonatoria si sentiva portata da un soffio di vento, anche tuo nonno la sentì, mi guardò... e capì tutto".
Io e Giuseppe domandammo increduli al nonno " Ma è vero?"
Il nonno si strinse nelle spalle, si sistemò il cappello e sorridendo indicò con la mano verso la ‘bassa’ : "Gli alberi sono ancora al loro posto e lui ha imparato ad intagliare le statuine di legno".