Verso S.Giacomo il Nonno cominciava a dare segni di insofferenza verso
tutto e tutti, cominciava a brontolare con la nonna e il figlio, La nonna
che lo conosceva da più di quaranta annilo lasciava stare e
gli diceva:- “ Va no! Caspita! Non hai mica bambini che piangono!” Il nonno sentiva il richiamo della sua terra , dove era nato, delle
sue colline tirchie che tanto lavoro vogliono ma poco restituiscono,delle
vigne a distesa delle colline bruciate dall’ arsura
Di Zio Secondo e zia Caterina ( fratello e sorella ndr.) che
avevano preferito continuare a vivere
Nelle ristrettezze economiche pur di non lasciare la terra natia.
Zio Giovanni gli diceva : - aspetta che ho un po’ di tempo libero
e ti porto io con la macchina ( lo zio faceva lo sbavatore
ghisa alla Fiat e si era comperato la 500 giardinetta ). Ma il nonno rispondeva
:-“ Neanche morto salgo su quel diavolo li pazzo come una mula ceca” Infine un mattino cominciava a pulirsi la bicicletta, la gonfiava,controllava
i freni, poi si preparava la borsa ; tutta fatta di pezze di pelle cucite
assieme , che la nonna usava andare al mercato, ci metteva : una grossa
pagnotta ben cotta , mezzetto di gorgonzola di quella comperata dal ”Maonèt
“( sopranome indicante uno poco pulito ), un salame buono , la zucca del
vino , la sveglia, e preparava il parapioggia.
La nonna aveva capito senza parlare:- metteva sulla sedia i pantaloni
di velluto,la camicaia senza colletto che usava alla festa , il fazzoletto
da collo che aveva usato da sposo, il gilè grigio, il cappello della
domenica, ed ingrassava gli scarponi.:- “ Porti anche l’ Nini”?
gli chiedeva, e lui :-“ certo!”. Io intanto facevo capolino
attraverso la porta aspettando che mi dicesse qualche cosa , lui lo sapeva
e allora mi diceva col tono burbero che non lascia possibilità di
dire no :-“Ci sei? Allora domattina prima dell’ alba si parte”. Io fremevo tutto e quella notte non dormivo quasi pensando che andavamo
al paese del nonno, con la bici, si mangiava pranzo in campagna….Quando
il nonno mi scuoteva mi ero appena addormentato , ma ero subito in piedi
e mi vestivo di corsa e come una scheggia correvo giù dalle scale
, già pronto, - “ Andiamo? “- Ma il nonno ribatteva
, : “ vai a lavarti il viso sporcaccione!” . intanto si legava
il fazzoletto al collo sulla camicia a quadrettini bianchi e blu
Umo spruzzo al viso , come fa il gatto, ed ero subito di ritorno.
Partivamo che il sole non era ancora sorto da dietro gli alberi dell’
orizzonte, io salivo sul tubo della bici e il nonno pedalava. Passava per
tutte le scorciatoie e le strade sterrate così ben presto avevo
il sedere piatto allora dicevo:-“ Nonno ! non sei un po’ stanco ?
perché non andiamo un poco a piedi?”. Così piano
piano ,un po’ in bici un po’ a piedi si arrivava verso mezzodì nei
pressi di Pralormo . qui all’ ombra di un gelso il nonno dopo aver ringraziato
Dio per il cibo tagliava il pane a fette e mi pergeva una fetta di pane
e una di salame. Quanto era buono quel pane e salame !! Mi dava anche ungoccio
di vino mischiato con l’ acqua frizzante che la nonna aveva messo
nella borsa. Dopo partivamo subito :- “ altrimenti non arriviamo
più” - Dopo la Montà il nonno sembrava ringiovanito
: si sentiva già a casa : anche se prima di arrivare a S. Giacomo
avremmo duovuto camminare fino a notte . In mezzo alle colline su stradine
tutto curve che si innespicavano tra boschi e vigneti senza fine delimitati
solo da cespugli di canne,si vedeva di tanto in tanto delle macchie bianche
di casolari sparsi, fino a quando : dopo aver attraversato un torrentello
pieno di pietre, vedevamo, sul cucuzzolo di una collina, circondato da
filari di viti che sembrava si arrampicassero sul colle , un casolare
come tanti altri, ma per nonno era come un richiamo , mostrando con il
dito puntato :” Là abita zio Secondo! , solo che dobbiamo
fare il giro della strada altrimenti rompiamo la bici “ .
Al di là della scarpata scorreva un torrentello poi iniziavano
le vigne.
“ Nonno posso fare una corsa?”- Dicevo? E lui sorridendo
sotto i baffi :- “fa una corsa! Solo non ti prdere mi raccomando!”.- Allora mi buttavo giù dalla scarpata a rotta di collo
tra i rovi e le ortiche, con i pantaloncini corti mi scorticavo le gambe
ma non sentivo neanche il male; La casa non era vicina ed avevo il tempo
di stancarmi , ben presto cominciavo solo più a camminare, ma appena
arrivavo alla cima dei filari il cane cominciava ad abbaiare , zio Secondo
usciva di casa e vedendomi da lontano si metteva a chiamare :- “
Caterina , arriva l’ Nini “. Zia Caterina con il suo grembiule
sempre sporco e le zoccole nei piedi usciva dalla stalla di corsa e mi
correva incontro gridando come un’ oca -: “ E il nonno dove lo
hai lasciato ? e Giacomo ! e Giacomo ? “. Aveva appena il tempo di
prendermi in braccio e darmi una schiacciata tremenda che vedevamo
il Nonno entrare in bicicletta nel cortile. Poi per mano a zia arrivavamo
anche noi. –“ Caterina ! metti due mestoli d’acqua nella minestra
che questi avranno una fame da lupi!”-. Intanto il sole scompariva dietro le colline lasciando un cielo rosso
come il fuoco.
La cena modesta ma varia: nel minestrone di fagiolini spezzati, patate
, cipolle , e tutte le verdure dell’ orto spezzavamo il pane , c’era l’
insalata di cicoria tagliata fine , pomodori , e peperoni verdi, la zia
mi faceva anche l’ uovo all’ occhio di bue , con una noce di burro.
Il Nonno era euforico sembrava ringiovanito, zia Caterina che
Nostro Signore non aveva benedetto con un figlio non sapeva più
cosa farmi e cosa dirmi . Nonno raccontava della mucca pezzata che
aveva partorito un vitello tanto grande che avevano dovuto chiamare il
veterinario a tagliarla , Della grandine che aveva rovinato l’ uva , della…..e
io non sentivo più nulla , la testa mi cadeva sul tavolo e
mi addormentavo . Zia Caterina che era forte come un toro ,mi prendeva
in braccio e aperta la porta della stalla mi coricava sulla paglia e mi
copriva col tabarro affinchè non prendessi freddo.